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Esperimenti in una cucina condivisa

Esperimenti in una cucina condivisa

Esperimenti in una cucina condivisa

Il post della settimana è slittato ad oggi causa tante cose da fare ma soprattutto grazie ai pochi giorni di vacanza a casa di Isabella. Come al solito tutto bene, come al solito ci siamo fatte lunghe chiacchierate, abbiamo raccolto poche erbette selvatiche causa siccità, abbiamo tenuto compagnia al pecoro, abbiamo mangiato.
Complice la challenge iniziata da Silvia, Isabella ha deciso di eliminare i grassi aggiunti nella sua alimentazione: banditi quindi oli e margarine se non quelli naturalmente presenti nei cibi vegetali, come cereali, verdura e frutta secca. Abbiamo quindi sperimentato qualche ricetta, lanciandoci sulle salsine, che tanto adoriamo.

Salsa numero 1: hummus di ceci. Classica crema tipica del Medio Oriente, con ceci cotti, aglio, tahin, prezzemolo e succo di limone. Ottima su qualunque cosa.

Salsa numero 2: acetosella dip. Abbiamo raccolto l’acetosa nell’orto, l’abbiamo lavata e frullata con silken tofu e miso. Le quantità ovviamente non le sappiamo, la nostra è venuta molto delicata come sapore, il sapore asprino dell’acetosa non si sente, quindi meglio assaggiare man mano aggiustando il sapore.

Salsa numero 3: salsa di pesche fermentata. Ho preso spunto da una ricetta di The Art of Fermentation, ho frullato circa 3 pesche con un cucchiaio di siero di kefir di soia, un cucchiaino di sale, un cucchiaio abbondante di sciroppo di riso aromatizzato vaniglia e agrumi (è l’avanzo dei panettoni di Natale), ho lasciato fermentare 1-2 giorni a temperatura ambiente, poi spostato in frigorifero. Ottima sui formaggi vegetali, ma anche sui tortini.

Pesche fermentate: ho preso spunto da una ricetta sul gruppo, preparata però con il mango. Io ho aromatizzato con bacche di ginepro, basilico e perilla.

Tortino: abbiamo frullato orzo e lenticchie già cotti con alloro, abbiamo aromatizzato con del cumino. Abbiamo poi messo in forno e aspettato di avere una crosticina dorata. Il nostro è venuto un po’ molliccio, sia perché l’abbiamo tagliato rovente (ma dovevamo fare la foto) sia perché non abbiamo usato un legante. Sapore ottimo, si sposa benissimo con tutte le salse, ma meglio aggiungere della farina di ceci o evitare di frullare i legumi.

Abbiamo accompagnato tutto da pane ai cereali.

Torta: abbiamo raccolto l’uva fragola bianca, con molta buona volontà abbiamo tagliato a metà gli acini e tolto i vinaccioli, messo tutto in una ciotolona, aggiunto un mix di farine (farina di grano tenero tipo 1 + farina di mandorle deoleate), kefir di soia bello spumeggiante e un goccino di latte di soia zuccherato (quindi l’unico zucchero aggiunto alla torta) fino ad ottenere una pastella bella liquida. Abbiamo messo in teglia e lasciato lievitare in forno qualche ore; l’abbiamo cotta con temperatura in salita, quindi abbiamo lasciato la teglia dentro il forno e l’abbiamo acceso a 160-170°C, lasciando cuocere fino a doratura. Non ci è uscita sicuramente una torta da pasticceria, ma in 3 ne abbiamo fatta fuori metà la prima sera, quindi comunque l’abbiamo gradita. Lo strato più cremoso che si vede in foto è risultato morbido e ben cotto nonostante la consistenza, quindi direi prova superata!

Insomma, dopo 3 giorni l’olio non ci è mancato (io un po’ sui fagioli l’ho messo per la verità 🙂 ), chissà come procederanno i prossimi giorni.

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