Il Villaggio di Babbo Natale

Il Villaggio di Babbo Natale
ahhhhhhhhhhh il natale.
Tutti gli anni mi dico “daje Cri quest’anno spirito natalizio, maglioni rossi, decorazioni, dolci di natale, panettone e pandoro veg fatti in casa, ce la puoi fare”
Sì…poi però arrivati a dicembre mi sento soffocare.
Tutti hanno già le lucine sui balconi.
I negozi sono arrivati al quinto bancale di panettoni già venduti.
Ghirlande e robe luccicose sono già OVUNQUE.
Si parla già di Cene di Natale: carne o pesce?
Si pensa già ai regali.
E capisco che nemmeno quest’anno je la posso fà.
Però.
Per non far capire al mondo che sono il Grinch (che tanto si capisce dalla mia faccia lo stesso) mi sono fatta una spilletta a forma di albero di natale [per la cronaca: per il secondo anno consecutivo il mio albero sarà costituito dalla mia Aloe Giulia che è diventata gigante!Vedrò di tricottinare qualcosa con filati di recupero da metterle addosso. Mentre il presepe sarà formato solo da Giuseppe e Maria, cioè le mie agavi, che però non credo vogliano figliare. Alla fine opteranno per l’adozione di uno dei figli di Aloe Giulia.].
E poi l’altro giorno mentre ero in coda dal mio verduriere di fiducia ho visto i broccoli romani. E mi è comparsa davanti agli occhi un’immagine di un villaggetto sperduto nel nord del NordEuropa circondati dai pini coperti di neve. Una piccola baitina con il bosco intorno. Un po’ come il villaggio di Babbo Natale.
E tutto mi è parso più bello, più tranquillo, meno consumistico, meno ‘violento’.
E così ho dovuto comprare i broccoli e ci ho fatto un flan o uno sformato o quello che è.
Ho preso un broccolo romano e un cavolfiore verde, li ho divisi in cimette e li ho lavati. Ho tenuto anche il gambo centrale e le foglie.
Ho portato a bollore dell’acqua, l’ho salata e ci ho lessato le cime e il gambo tagliato a fette. Le cime le ho tolte dopo circa 5 minuti (però dipende da quando sono grosse, quindi io mi fido solo della ‘prova forchetta’: infilzo le cime, se la forchetta le trapassa tranquillamente allora sono cotte).
Intanto ho tritato una cipolla rossa e uno spicchio d’aglio (ma anche due và che non ci stanno poi male 😉 ) e li ho messi in una ciotola. Man mano che le cime si sono cotte le ho unite al trito ‘profumoso’ e le ho schiacciate con una forchetta (non ho voluto usare il frullatore per avere un po’ di consistenza).
Ho tenuto da parte qualche cima di broccolo romano, tutto il resto è finito schiacciato nella ciotola. Ho unito 4-5 cucchiai di farina integrale (ma anche con fecola o maizena viene bene uguale, basta che addensi) e acqua di cottura broccolata qb per ottenere un composto liquidino. Ho salato, pepato, unito un pizzico di timo e un filo d’olio. Ho foderato una teglietta con carta forno, ci ho versato dentro il pappone e sopra…sopra la poesia: le cimette di broccolo romano messe come a formare dei gruppi di alberelli. E sopra ancora una spolverata di pangrattato come se fosse appena nevicato. La copertura secondo me non dev’essere uniforme. Cioè nel bosco ci sono i sentieri e le radure, quindi il posizionamento delle conifere deve essere ispirato e casuale. Piccola nota poco poetica è che l’acqua di cottura deve essere salata, che gli alberi non hanno condimento. Però dipende anche poi dai gusti…
Ho infornato a 200°C per…bò…mezzora forse, appena inizia a dorarsi la superficie. Comunque il mio forno oltre ad essere ultravecchio è anche ultrascassato, quindi non so se i 200°C siano affidabili…la temperatura deve essere alta. 🙂
Secondo me viene molto bene in monoporzioni con un alberello su ognuna.
Però per il mio stampo culinario e caratteriale non sono per niente da monoporzione, mi piace la teglia grande, con gli alberi tutti insieme a formare un bosco e ognuno che deforesta l’area interessata con il cucchiaio.
E poi non ho stampetti monoporzione.
Visto che di olio praticamente non ce n’è (tranne nella monoporzione, dove ho unto lo stampino), ne ho messo un filo nell’impasto giusto per dire che l’avevo messo ma non fa tutta sta differenza, secondo me sta bene poi servito con un filino di citronette. Io adoro il limone e il suo gusto asprigno contrasta bene con quello forte ma dolce del broccolo. Però è buono anche da solo.
Le mie amiche Streghe me l’hanno approvato, noi l’abbiamo mangiato praticamente freddo, ma era molto buono lo stesso. Rimane molto morbido, va preso con cucchiaio o paletta. Per un composto più sodo basta limitare l’aggiunta di acqua di cottura, giusto un po’ per dare umidità allo sformato.
Ultima nota tecnica: il paesaggio si può fare solo con i broccoli romani, non si può costruire ad esempio con il cavolfiore verde perché il bosco sarebbe formato da alberi di latifoglie che in inverno appunto le foglie non le hanno.
Con questa ricetta partecipo al contest Felici e Curiosi nella sezione salata 🙂 (intanto sto lavorando su quella dolce)
E poi la Capra ha indetto una raccolta di ricette natalizie, e cosa c’è di più natalizio di un paesaggio natalizio?! 🙂
E poi visto che dicembre è il mese dei broccoli a Salutiamoci espando il mio campo e arrivo anche là.
Ecco. 🙂
Dott.sa Cristina Mondello - Biologa Nutrizionista