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Marocchini

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Ho conosciuto Simona a marzo 2009.
Stavamo andando a Bruxelles con l’autobus (un viaggio eterno ma comodo) e ricordo che ad una delle soste “oh mia mamma non lo sa che sto qui! Non me ne frega niente di quello che ci succede, l’importante è che non lo sappia mia mamma che sennò mi spacca il culo in due!”
Alla fine è andata bene, Mamma Rosanna non l’ha mai saputo. Forse.
La nostra permanenza è stata piacevole (per alcuni meno, ma così vanno le cose) e l’ultima sera mentre ci stavamo facendo un giro Simona fa “oh ragà ma siamo finiti a Kabul?”, non ce n’eravamo accorti ma eravamo finiti nel quartiere arabo. Tanto era tutto chiuso, alle 18 Bruxelles chiude. E quindi non abbiamo visitato né il quartiere arabo né Kabul.

Ci siamo riviste ad aprile dello stesso anno. Siamo andate a farci un giro in Basilicata (la Basilicata esiste, esattamente come il Molise, anche se tutti pensano il contrario). Abbiamo guardato le previsioni prima di partire: pioggia, freddo bestia e vento. Perfetto, ci bardiamo: calzettoni, tuta, maglioni, pile. Con un sonno che ci si coglieva siamo partiti per sto posto dimenticato da tutti, perfino dalla Madre Terra, e siamo sbarcati effettivamente in un luogo dove nemmeno le palle di fieno ci rotolavano. Ci sono stati 25 gradi per tutto il giorno, con sole a picco. Un caldo della miseria, ma non potevamo mica spogliarci. E non c’erano nemmeno le fave! Così tra il delirio da poco sonno, il delirio checcavolocisiamovenutiafarequi e il delirio da caldo, io che dormivo sui cartoni, Simona comincia a cantare (oltretutto mentre cercavo la sigla mi sono imbattuta nella nuova sigla. Oddio mi hanno scombinato l’Albero Azzurro!!). Dopodiché c’è stato il paragone a mamma pterodattilo e piccolo pterodattilo. E poi c’è stato il momento in cui siamo salite in macchina per “andare in un altro posto” e abbiamo pensato “ok, mò tanto qui non c’è un anima nemmeno a pagarla, ci sparano e ci seppelliscono. Sicuro.”. Non ci hanno ammazzato, anche quella volta ci è andata bene, considerando la gente con cui andavamo in giro.

Poi ci siamo riviste a giugno/luglio sempre dello stesso anno (no, non avevamo una mazza da fare). E una sera le è stato imposto (as usual) di preparare cena in pochissimo tempo. Beh ci ha preparato la parmigiana (almeno non era un riso sciapo alla fragole). La prima parmigiana della sua vita. Ha usato un litro d’olio (forse di più) per friggere le nostre amiche melanzane. Mica aveva tempo per metterle sotto sale, noi eravamo tanti e le melanzane pure. Io ne ho mangiato un cubetto e poi volevo morire. Era buonissima. Giuro. Però PESANTE. Non riuscivo nemmeno a muovermi. Ci ho messo una notte per digerirla, però insomma, ancora permane nei miei ricordi (e anche nei ricordi di qualcun altro).

Ma veniamo ai giorni nostri…anche perché il resto dei ricordi si fa sfocato, annebbiato… 🙂
L’ultimo incontro risale a fine agosto, e l’ultima sera eravamo in cerca di cibo, avevamo una fame che ci saremmo mangiate a vicenda e abbiamo trovato un turco. Erano le 2 del mattino di lunedì e Torino non offre una mazza. Non la offre mai, a maggior ragione di lunedì, a maggior ragione alle 2 del mattino. Abbiamo trovato questo turcarello dallo sguardo un po’ troppo indagatore, ma che ci ha sfamate abbondantemente. Avevo già segnato in agenda il suo indirizzo per tornarci quando, alle 5 del mattino succede qualcosa di tragico. Non racconterò cos’è successo per pudicizia, ma caro amico turco ti sei fatto due nemiche per la vita, tu e tutta la tua stirpe. Io e Simona e le nostre stirpi ci siamo inimicate invece i baristi di Porta Nuova. Ce ne faremo una ragione.

Comunque, ormai ci conosciamo da quasi 4 anni, abbiamo costruito un forte rapporto nonostante la distanza geografica. E’ l’unica persona che mi sopporta sento quotidianamente. Le voglio molto bene, ci capiamo, ci prendiamo ogni tanto a capocciate ma insomma, siamo proprio tanto tanto tanto amiche.

E oggi è il suo compleanno QUINDI: le ho dedicato questi cuoricini.
Ho provato a racchiudere in un cioccolatino alcune delle sue cose preferite: il Marocco, le spezie, lo zucchero e il cioccolato e poi il tè che è di accompagnamento.

Marocchini Blog Cucina 001

Ho cotto il cous cous con del latte vegetale, l’ho aromatizzato con della cannella e un pizzico di sale. Una volta cotto e raffreddato l’ho mescolato a del latte condensato. Ho lasciato la miscelanza in frigorifero ad insaporirsi per una notte.
Poi ho sciolto a bagnomaria del cioccolato fondente (2/3 li ho sciolti, l’altro terzo l’ho tritato e unito fuori fuoco), ho mescolato e ho lasciato raffreddare e rapprendere un attimo e l’ho spalmato negli stampini. Ho messo in freezer per qualche minuto, ho riempito (non troppo) di cous cous e ho coperto con il restante cioccolato fuso. Ho lasciato solidificare a temperatura ambiente.

Intanto ho preparato un ottimo tè alla menta marocchino ben dolcificato.

Secondo me al centro del cioccolatino ci sarebbe stato benissimo un pistacchio tostato e salato, ma non  l’avevo.
Mi assumo le mie responsabilità e affermo che sono buoni anche se insoliti.

Tanti auguri Cuoricino!!

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