Merenda per due

Merenda per Due
Solo una certezza: non siamo solo genetica.
I geni arrivano fino ad un certo punto.
E poi? Poi ti differenzi da quelli che hanno in comune con te un certo patrimonio genetico.
E fortunatamente mi sono differenziata parecchio.
Parliamo però di quello che abbiamo in comune. Una tradizione.
In questa ricetta ho fuso, sommariamente, tutto ciò che ci lega.
Fichi secchi.
Il mattino presto, il caldo non ancora soffocante, la raccolta dei fichi dall’albero, colazione con fichi e pane e marmellata. E gli avanzi di quei frutti magnifici venivano poi spaccati a metà e messi ad essiccare su graticci costruiti appositamente, esposti a sud, in pieno sole. Coprivamo poi tutto con zanzariere e ci dimenticavamo di tutto fino a sera, quando bisognava ritirarli in cassette di legno, per non lasciarli nell’umidità notturna. E il mattino seguente si uscivano di nuovo. Un paio di giorni e tutto era bello secco e quasi caramellato. Si raccoglieva tutto e nel fresco del portico li si infilzava su stecchi creati da canne secche. Stecchi a due o a tre file di fichi. E già si pensava e si fantasticava al periodo invernale, quando, dopo cena, avremmo mangiato fichi ripieni di mandorle e coperti di cioccolato. Oppure al ripieno dei dolci pasquali.
Mi ricordo che li essiccavamo perché ne avevamo la nausea. Ne mangiavamo troppi. E invece adesso non so cosa darei per distruggermi di fichi tutta l’estate. Non ne lascerei nemmeno uno.
Limoni.
Siamo sempre stati una famiglia sfigata. Ma sfigata vera eh. Né bellezza, né intelligenza, né salute. E fra tutte le piante che potevamo avere mancava giusto il limone. L’agrume per eccellenza. Eravamo riusciti a farne crescere uno. Piccolo e sfigato (sarà stato partorito da noi, oppure è un ibrido con i nostri geni). I limoni erano piccoli e rinsecchiti. Mai mangiato un limone di quella pianta. Quindi ce li regalavano. O meglio: se li vuoi li puoi raccogliere dall’albero: perfetto, tanto ho 10 anni, ho l’altezza giusta per raccogliere gli agrumi da un albero. Per fortuna sono sempre stata alta, quindi i limoni me li prendevo lo stesso.
Mandorle.
Ricordo di un anno in cui ho passato l’estate a mangiare mandorle. Ogni due giorni mi portavano una bacinella (di quelle ovali e blu, una di quelle dove facevo il bagnetto da piccina) colma di mandorle. Traboccante di mandorle. E così passavo i pomeriggi a schiacciare con i sassi tutte quelle mandorle. Erano profumatissime e bellissime e buonissime. Erano mandorle fresche. E ci voleva molto tempo per togliere tutte le parti del frutto fino ad arrivare alla mandorla interna. Ancora con la pellicina giallina.
Sambuco.
Come ho già avuto modo di raccontare qui, il sambuco è una di quelle certezze. Mentre raccoglievo questi fiori, ho incontrato una coppia che stava andando nell’orto a far lavori. Mi hanno vista e mi hanno chiesto cosa raccogliessi. E ho scoperto che anche loro mettono i fiori nel pane. Ma d’altronde l’avevo intuito dall’accento.
Ho ammollato fichi secchi e mandorle per una notte in due ciotole separate. Per 100g di mandorle ho usato 3-4 fichi secchi, dipende dalla grandezza.
Ho macinato nel macinacaffè un cucchiaino raso di semi di lino fino a ridurli in farina, li ho messi poi in un mixer con metà delle mandorle ammollate, un goccino d’acqua, fiori di sambuco a gusto e fichi secchi quanto basta per creare una pasta modellabile.
Ho formato delle palline, le ho appiattite e le ho fatte asciugare qualche ora al sole.
Intanto ho pelato le restanti mandorle e le ho frullate con succo di limone allungato con un po’ d’acqua (direi 2 cucchiaini + 2 cucchiaini, ma aggiungete poco a poco) fino ad avere una consistenza molto densa.
Ho farcito poi i biscotti con la panna di mandorle e ho decorato con fiori di sambuco e scorza di limone.
L’acidità del limone della crema smorza la dolcezza dei fichi secchi. Il profumo dolce del sambuco si accosta benissimo al resto e dona un aroma unico.
Noi abbiamo fatto dei biscottoni un po’ grandini, ma anche in versione piccina sono adorabili. Buoni e belli.
Ringrazio infinitamente Simona per le foto, è stata superpaziente (ma ci mancherebbe, proprio lei deve capire il processo creativo) e mentre io pacioccavo negli antri bui della cucina, lei creava quello che vedete in foto. Quindi un grazie enorme allo staff ZonzoWeb da parte del suo spin off GermogliDiSoia 🙂
Dott.sa Cristina Mondello - Biologa Nutrizionista