Spaghetti alla Chitarra di Nonna Lina

Spaghetti alla Chitarra di Nonna Lina
Cominciare l’anno in gambagna campagna.
Cominciare l’anno studiando l’abruzzese (tittili titti ti = tienteli tutti tu – che sò soreta?= chi sono, tua sorella?).
L’allegra combriccola formata da me, Simona e Angelo si è svegliata allegramente la mattina di capodanno con i postumi di qualcosa come 5 ore di musical ininterrotte. Io volevo morire. Mi sentivo rimbombare in testa le canzoni di Rent. Un musical molto carino, ma due ore di canzoni ininterrotte NO.
Così dopo un fugace pranzo siamo partiti alla volta della casa dei nonni.
Dopo le prime attenzioni date al cane (non puoi non farlo, perché altrimenti te le chiede e se te le chiede è peggio, perché è ENORME), possiamo entrare a salutare la famiglia. Dopodiché partiamo alla volta del bestiame. Conigli vari, galline, gallo, peeeeecore, capre, asina Berta, cavalli.
Nello sterminato recinto convivono cavalli, asina Berta, capre e pecore più o meno pacificamente. Ci sono le gerarchie anche lì. Mi sono quasi beccata due mozzichi da un cavallo proprio per motivi di gelosia. E quindi non sono riuscita a pacioccarmi a dovere le orecchie di Asina Berta. Mi piace quella uagliona ragazza.
In più ci siamo sganasciati dalle risate con una nuova capra. Ha la faccia troppo scema, oltre che da capra posseduta dal demonio.
Oltre ad aver visto morire una capra (certo, mi pareva strano che non era ancora successo niente di brutto nelle prime ore dell’anno) di vecchiaia e aver di nuovo salutato cane Fido (sta fermo solo quando lo accarezzi, altrimenti ti sclera intorno cercando le tue attenzioni) siamo ripartiti alla volta del mare e di un rudere. Mi piacciono i ruderi, sia esteticamente sia per il concetto di RIQUALIFICAZIONE che nessuno ha, e si continuano a costruire schifezze di cemento ovunque. BASTA! Avete un senso estetico peggio del mio, legatevi le mani e imbavagliatevi ma per favore non costruite schifi in giro. Grazie.
Comunque, questo rudere è bellissimo. Circondato da piantine di grano in fase di crescita. E poi quasi a picco sul mare e una vista meravigliosa sulla Majella e sulla Majelletta.
Comunque, tutto questo parlare coi nonni (io ovviamente dicevo solo “sì” e “no” perché l’abruzzese ancora non lo capisco bene e apprezzo tantissimo i loro sforzi di comunicazione, però parlano comunque troppo veloci e comunque non in italiano eheheh), vedere cosa si sono mangiati i nonni per pranzo (sì, hanno mangiato la carne, ma non era quello che guardavo), mi ha ispirata a cucinare questo piatto.
E in più Simona mi ha regalato una FANTASTICA CHITARRA PER LA PASTA. Cioè è troppo bella. Oltre che essere geniale sotto ogni aspetto. Tempo fa avevo visto questo post di Cami, così parlando con Simona le avevo chiesto di farmi vedere un giorno la loro chitarra. Al che se n’è uscita che me la voleva regalare, io ho detto no e lei me n’ha comprata una.
Beh tornata a casa l’ho voluta sperimentare subito.
Per 2 persone ho impastato 200g di semola di grano duro con acqua calda qb (non meno di 100g) per ottenere un bel panetto di pasta liscia. E bisogna impastare impastare impastare impastare impastare impastare. Perché andare in palestra a sollevare pesi se puoi impastare?Perché dopo magnando quello che hai cucinato riprendi le calorie perse 🙂
No comunque impastare a mano è decisamente un buon esercizio per il corpo e per la mente. Quando qualcuno mi fa arrabbiare (e capita spesso) faccio a pezzetti della carta straccia per poi farla diventare pappone per fare nuovi fogli di carta. Oppure impasto.
La palletta va lasciata riposare coperta (altrimenti secca) almeno una mezzoretta.
Dopo di che va stesa in una sfoglia (io per comodità l’ho tagliata in due sfoglie) non troppo sottile a) perché ne uscirà uno spaghetto bello spesso, così vuole la tradizione e b) perché tanto passandoci il mattarello nel corso dello spaghettamento un po’ la sfoglia di assottiglia (di pochissimo, ma lo fa).
Io poi qui suggerirei di lasciar seccare un attimino la sfoglia, che non deve essere secca secca, ma un po’ più asciuttina altrimenti si appiccica alla chitarra.
Ho infarinato ben bene e ho posizionato la pasta sull’attrezzo. Ho preso il mattarello e ho cominciato a smattarellare senza pietà. Poesia pura.
Ho rovesciato gli spaghettoni sul tagliere, li ho infarinati e li ho lasciati asciugare un po’ mentre mettevo a bollire l’acqua.
Durante tutto questo aspettare si può mettere su il sugo: io ovviamente ho usato la passata home made.
Ho tritato aglio e cipolla e li ho fatti stufare in un filino d’olio e acqua. Ho aggiunto le olive della nonna e i pomodori secchi tagliuzzati. Ho fatto insaporire bene tutto poi ho aggiunto la passata di pomodoro. Per le dosi del sugo va un po’ a sapore e sentimento, dipende quanto vi piace il sugo, quanto le olive e quanto i pomodori secchi. Ho cotto bene il sugo e intanto l’acqua ha raggiunto il bollore. L’ho salata e ci ho tuffato dentro gli spaghettoni. Ho aspettato che l’acqua riprendesse il bollore e ho scolato subito la pasta buttandola nel sugo caldo. Ho mantecato bene, aggiustato di sale e peperoncino e impiattato.
Non ho messo sale nell’impasto, tanto poi la pasta va cotta in acqua salata.
Non ho messo sale nel sugo, tanto c’erano già olive e pomodorini, poi comunque c’è la prova assaggio finale.
Non ho avuto problemi con la chitarra, solo consiglio di infarinare bene la sfoglia. E consiglio anche di comprarsela perché è un attrezzo decisamente furbo 😉
L'altro post sull’Abruzzo è qui.
E grazie Cami per avermi fatto scoprire questa fantasticheria! 🙂
Dott.sa Cristina Mondello - Biologa Nutrizionista