CupFlower

Cupflower
Ecco qui un buonissimo cupcake.
Tipo quelli americani, pieni di zucchero, farina raffinata, burro e coloranti perché rendono il prodotto più accattivante.
Spesso penso che sarebbe tutto più facile cucinare così. Senza pensare “ah no lo zucchero no perché subisce troppi processi chimici, la farina 00 no perché non ha sostanza, il burro no perché è fatto di latte, i coloranti no perché sono sintetici”.
Però poi, se cominci a pensare in un certo modo, non puoi smettere. Se pensi che uccidere un animale sia un omicidio, non è che il giorno dopo te lo dimentichi.
E poi è tutto una conseguenza, tutto un pensiero, tutto un ragionamento, tutto uno sviluppo.
E non è una cosa facile, bisogna ricostruirsi, bisogna saper dire no, bisogna imparare, bisogna sforzarsi.
Ma quello che non ho ancora capito è che ci sono persone che non vogliono cambiare. Non l’avrei mai detto, ma forse credo ancora nell’umanità.
Forse.
Ma forse proprio no. Perché l’umanità difende se stessa, si para il culo dietro discorsi che elevano la specie umana sopra tutte le altre, piante, animali, funghi, batteri e protisti.
E credo che questo non sia un ragionamento per me accettabile, non più. Perché effettivamente devi VOLER cambiare.
Poi vabbè io apprezzo decisamente di più chi mangia carne ed è convinto di mangiar carne di chi sa e pensa che la carne sia deleteria per mente, corpo ed ecosistema ma se ne sbatte perché “non riesco”.
Cambiamenti a parte, vengo comunque criticata, per le mie scelte, per il mio tutto, ma poi mi vengono anche mosse critiche al mondo vegan in generale. Del tipo “perché chiamiamo una cotoletta di seitan cotoletta? La cotoletta è solo quella di carne!perché chiamiamo le polpette polpette? Le polpette sono solo quelle di carne!perché chiamiamo il ragù vegetale ragù?il ragù è solo quello fatto di carne!”
E quindi i vegani sono un piaga sociale per questo motivo?
Non so a me questa insofferenza irrita un po’. Qual è il problema se usiamo la stessa terminologia per piatti esteticamente simili?
Perché ormai da anni si fa così. Da anni il latte di soia si chiama così e non “bevanda vegetale a base di soia”, anche se così viene commercializzato.
Però mi chiedo: è davvero così grave e fastidioso chiamare polpetta una pallina fatta con legumi e pangrattato?
Dovremmo inventarci nomi nuovi?Dovremmo chiedere alle aziende di cambiare i nomi dei prodotti che vendono?
Non so quale sia la soluzione, so che non capisco perché i nomi “da carne” diano fastidio a chi la carne la mangia visto che dovrebbe essere il contrario.
La cucina vegana per forza prende ispirazione dalla cucina tradizionale con derivati animali, sia nella preparazione sia nei nomi.
Viviamo un po’ sereni…
Comunque, non me ne voglia nessuno per le mie parole, io non sono “una vegana rompipalle”, se mangi carne non ti dico niente, ma se fai discorsi provegetariani e poi però continui a mangiare carne mi infastidisci un po’ e quindi poi divento rompipalle 🙂
Dopo di che, ecco la ricetta del mio cupcake salato dai colori improbabili.
Ho pensato di colorare la maionese con il succhino della barbabietola. Ed è uscito un colore un po’…mmm…azzardato. Soprattutto perché l’abbinata vista-gusto ne è uscita un po’ disorientata. Non so, per me il rosa ha il sapore dolce.
Ho grattugiato le barbabietole e le ho condite con olio, sale e succo di limone. E le ho lasciate insaporire e macerare anche un’oretta.
Per l’abbinamento cromatico ho pensato ad un cupcake al cavolfiore. Lo volevo bianco.
Per circa 6-7 muffin ben grassocci ho lessato in acqua bollente salata 400g di cavolfiore bianco. Una volta che sono infilzabili con la forchetta si scolano e si schiacciano grossolanamente con una forchetta. Si aggiungono 150g di farina (integrale di grano tenero o di riso per esempio), un cucchiaino di lievito (anche quello vanigliato va bene, tanto non si sente, io uso il cremor tartaro che è insapore) e acqua di cottura del cavolfiore qb per formare un pappone. Ci ho aggiunto anche un paio di cucchiai d’olio e ho aggiustato il sapore con sale, pepe nero e timo.
Ho impirottinato e messo a cuocere in forno a 180-200°C fino a doratura.
Intanto ho preparato la maionese. Meglio farne POCA. Anche perché va bene che è senza uova, ma comunque trasuda olio.
Una volta montata (io l’ho montata parecchio perché volevo fosse molto consistente) ho aggiunto il succhino di barbabietola (a me non ne è venuto tanto, ma comunque colora tantissimo), ho mescolato e ho messo a riposare in frigorifero.
Ho decorato poi il cupcake freddo con la maionese,
consiglio comunque di non esagerare, il cupcake è molto buono anche da solo, poi si possono aggiungere dei pomodorini secchi, capperi o altro all’interno dell’impasto. E se si preferisce non usare la maionese io abbonderei un po’ con l’olio all’interno dell’impasto, giusto per dargli un po’ di condimento 🙂
Io ho voluto aggiungere un po’ di barbabietola grattugiata all’interno del cupcake prima della cottura. Non mi ha convinta, molto molto meglio cruda.
Anche perché l’aspetto della barbabietola cotta è questo
Però a me fa sorridere perché sembrano degli occhi arrabbiati 🙂
Dott.sa Cristina Mondello - Biologa Nutrizionista